Il Fotografatore PoP, le grandi dinastie e il politicamente scorretto

22.02.2016 08:38

Questa è una storia che comincia da molto lontano, più o meno attorno al 1890 quando nacque Sante, il mio bisnonno materno.
Si sposò con Isabella e furono felici come si poteva esserlo a cavallo delle due Guerre.
Ebbero 8 figli: quattro maschi e quattro femmine. Il primo lo chiamarono... Primo; poi grazie al cielo il curato diede loro qualche utile suggerimento.
Anche i figli si sposarono ed ebbero figli. Che si sposarono ed ebbero a propria volta dei figli...

Qualche mese fa mia madre, sguardo tra il fiero e il trasognante, mi dà la grande notizia:
“Finalmente ce l’abbiamo fatta! Abbiano organizzato la grande festa della famiglia F.!
Siamo stufi di vederci solo ai funerali. Ci saranno tutti i cugini e figli dei cugini e i figli dei figli dei cugini!
Ci sono anche quelli che arrivano dal Piemonte, dall’Australia e da Marte.
Prima la messa nel paese d’origine e poi al ristorante: Voi dovete esserci, ovviamente.”

Ovviamente...

In questi mesi ho cercato tra mille scuse plausibili ma non c’è stato nulla da fare.
Ieri la speranza si era riaccesa dato che il termometro infilato nell’orecchio del piccolo segnava 39 e quattro.
Ma stamattina lo sventurato era sulla cresta dell’onda, sfebbrato e vitale come mai prima.

Così ci siamo preparati, vestiti per bene.
La cravatta rossa che fa pendant con la barba è un must.

Gente che non vedevo da quando ero alto così.
La figuraccia è dietro l’angolo: chi è figlio di chi e chi è nipote di chi e chi è cugino di?...
Un tale con più anni, più panza, meno capelli di me e una felpa dell’Aeronautica mi afferra la mano e grida “Ciao, ti ricordi di me?”
Vedo nei suo occhi spegnersi la fiammella della speranza.
“Io sono Toni!!”
Brancolo nel buio.
“Del ramo della zia Sunta!”
“Aaah come no!? Scusa ma stanotte ho dormito poco” mento spudoratamente ma fortunatamente dopo gli antipasti la gente ha già svuotato diverse bottiglie e lui si beve pure questa.

Le portate scorrono, come il burro nel risotto che se lo sapesse il mio amico Corrado si rivolterebbe nella tomba.
Brusio generale, bambini che piangono, vecchie che gridano, camerieri che maledicono.
Siamo circa in 120 (centoventi).

A un certo punto mia moglie mi chiede: “com’è che non hai portato la macchina fotografica?”
“Guarda cara, nella mia carriera di fotografatore POP ho capito due cose: a me non piace girare per i tavoli a fare foto quando sto mangiando, e alla gente non piace essere fotografata mentre mangia. Molto semplice”
Bottiglie davanti alle facce, espressioni deformi, vapori dell’alcool, piatti con avanzi di cibo, tovaglioli al collo che manco Bud Spencer in Io sto con gli ippopotami , volti rubizzi... L’estetica e il buon senso hanno la loro valenza in fotografia.
E poi vorrei pure star tranquillo a mangiare, che già c’ho i figli da inseguire.
Lei annuisce, sembra comprendere.
Qualcosa finalmente sta cambiando nel nostro rapporto! Non serve dirsi più di tanto, per capirsi.

Non faccio in tempo a congratularmi dei progressi fra di noi, che mi si avvicina C., una certa cugina di terzo o quarto grado che avevo visto solo al funerale proprio della zia Sunta. Quindi è imparentata con Toni, arguisco.
Tiene in mano una reflex.
“Ai tavoli di là -attacca- si dice che tu sei un bravissimo Fotografo (lo ha detto proprio così, con la EFFE maiuscola). Hai voglia di girare per i tavoli e fare foto un po’ a tutti?”
Guardo disperato mia moglie e farfuglio qualche giustificazione: sai, sono solo un fotografatore, niente di che, le gite, i bambini...
Mia moglie mi lancia occhiatacce.
Quella non demorde: “Dicono che sei del mestiere, che sei bravissssimo! Dài, usa la mia macchina, se vuoi ti spiego come funziona”
No no c’è un equivoco, fotografatore e pure POP, bla bla. Sembra convincersi ma non si arrende.

Mia moglie mi guarda ancora più storto, capisce il mio disagio ma vuole che io faccia il gentile.
Oggi ci capiamo al volo, davvero.
Mi mette in mano la reflex.
Piccolina.
Aps-c.
Non ho nulla contro le aps-c, tanto quello che conta non è l’attrezzatura ma il manico (così almeno dicono nei forum).
Mi istruisce: “qui si accende e qui si schiaccia; qui invece c’è una rotella per cambiare un po’ le foto”.
Evidentemente devo esercitarmi davanti allo specchio a provare espressioni un po’ più intelligenti.
Mia moglie mi sorride compiaciuta.

“Posso fare una prova?” le chiedo, e quella capisce di aver vinto.
Metto a fuoco gli occhi di mia moglie, faccio per scattare e… tac! si alza il pop-up e parte il lampo accecante.
La cugina annuisce contenta, come a dire “ma che bravo, hai visto che ce la fai?”; ma io guardo la foto a monitor e vedo mia moglie bianca come un lenzuolo chepiùbiancononsipuò su uno sfondo nero come la notte e con gli occhi spiritati.

Mi ci metto d’impegno.
“Permetti?” le chiedo e comincio a smanettare nel menu.
Rimetto a fuoco, scatto ed ecco mia moglie sorridente.
Le mostro il risultato a monitor e dico “vedi la differenza?” e colgo nei suoi occhi un lampo di paura.

Guardo mia moglie che sembra aver capito la mia idea.
Riapro il menu e le regolo data e ora, cambio risoluzione, regolo manualmente gli iso, disattivo il live view e il beep di conferma del fuoco; le mostro la modalità Av.
Lei ora è terrorizzata.

Implacabile, affondo il colpo e metto in raw, le spiego che dovrà sviluppare.
Va in iperventilazione.

“E ora -dico- selezioniamo il punto centrale per la messa a fuoco”
Colpo da maestro: punto, game, set, partita.
Knock out.
Mi prende delicatamente la reflex di mano e fa “potresti rimetterla solo un istante com’era prima che faccio due foto a quei bambini?”
Ma certo!
Riporto tutto alla normalità e le rendo lo strumento.
Lei corre a fotografare dei bambini e vedo una tempesta di lampi.
Guardo mia moglie e le faccio l’occhiolino. Un piano brillantissimo.
Che bella l’intesa fra di noi.

E così la cugina C. è riapparsa solo verso la fine del pranzo per salutare che doveva correre via.
La salutiamo educatamente, poi torno al mio caffè.

E mentre lo sto bevendo lei mi fa: “Com’è che poi le foto non le hai fatte tu?”

Caffè di traverso. Cravatta macchiata.